Cambiare la situazione dei Greyhound

La nostra strada per cambiare la situazione dei Greyhound

Come è noto, noi crediamo che solo la fine dell’industria delle corse porrà fine alla tragedia dei greyhound, ma può essere utile spiegare quali sono le componenti per raggiungere questo difficile obiettivo.

La prima componente ce la suggerisce proprio l’industria delle corse, che organizza campagne educative nelle scuole e fa attivamente propaganda a favore delle corse. Perché fanno questo?

Per due motivi, il primo è che in questo modo preparano gli scommettitori e i sostenitori di domani, il secondo è che in questo modo mantengono in vita presso l’opinione pubblica un’immagine buona e presentabile delle corse.

Dunque la prima cosa che bisogna fare per accelerare la fine del greyhound racing è diffondere nei paesi in cui ci sono le corse informazione corretta, trasparente e veritiera e sostenere campagne di educazione presso i giovani. In questo modo si isola l’industria e si cambia la mentalità. Una cultura e una mentalità sfavorevoli alle corse sono un grande problema per l’industria delle corse. Chi è contro non scommette, se non si scommette le piste chiudono. E se si è contro non si accetta che i cani siano usati come mezzi per arricchirsi.

La seconda componente è la pressione internazionale a livello politico e di opinione pubblica, finalizzata a cambiare la legislazione e impedire che i greyhound siano considerati dalle leggi locali come beni agricoli. Occorre che le leggi costringano a denunciare non le cucciolate ma i singoli cuccioli, a identificarli fin dalla nascita, a impedire che possano sparire nel nulla, a riconoscerli legalmente quindi come animali d’affezione.
Questa pressione deve anche essere finalizzata ad eliminare i contributi pubblici all’industria delle corse, alcuni provenienti addirittura dall’Unione Europea.

La terza componente è la denuncia e l’informazione corretta nei paesi in cui non ci sono le corse, e questo perchè una parte del fatturato dell’industria delle corse viene dai turisti stranieri, per dichiarazione esplicita dell’industria stessa.

La quarta componente è la solidarietà materiale e ideale con tutti quelli che si battono sinceramente nei singoli paesi in cui opera l’industria. Una solidarietà che deve fornire sostegno a tutti i livelli a chi opera in condizioni difficili e con mezzi economici molto limitati. Solidarietà a tutti i rifugi e le associazioni indipendenti.

La quinta componente è la costruzione di una rete europea di associazioni e comunità che attuino iniziative comuni e campagne di sostegno.

Questa è la strada che perseguiamo e che proponiamo. Ci sembra chiara e coerente, in sè, e rispetto alle azioni che portiamo avanti. Naturalmente può essere migliorata, certo non svilita. E può essere vincente solo nella condivisione.