Ci sono molti metodi crudeli utilizzati dai galgueros per liberarsi dei cani che non sono più utili, in nome di una orribile tradizione, che è ancora molto forte nelle regioni interne.
In molte regioni esiste l’atroce usanza di impiccare i Galgo quando non sono più utili. Nei tempi passati, quando i contadini non avevano il permesso o i mezzi per possedere armi da fuoco, impiccare il cane era l’unico e più rapido metodo per disfarsene. Se il galgo era stato un buon cacciatore, allora il padrone l’avrebbe appeso in alto concedendogli una morte rapida. Ma se il cacciatore non era contento del suo galgo, allora per punirlo l’avrebbe appeso con le zampe che toccano appena la terra (detta la tecnica del “pianista”).
Appeso in questo modo, il povero animale inizia a muoversi disperatamente avanti e indietro con le zampe posteriori che sfiorano appena il terreno come un “pianista”, allunga il collo e distorce l’epiglottide, nel disperato tentativo di restare in equilibrio e non essere strangolato. Venire assassinati in questo modo, significa subire una morte lenta e orribile. Il cane ha tutto il tempo di provare panico, ansia, disperazione e dolore. Il soffocamento può durare ore, talvolta anche giorni. Quando non riesce più a restare in piedi sulle zampe, ormai esausto, appeso al laccio che gli stringe il collo, il cane infine viene strangolato. Chi mai potrebbe trovare divertente questo gioco crudele? I cacciatori spagnoli sì. E’ una vergogna che non ha pari nel mondo. Ai giorni nostri la Federazione dei Galgueros nega che questo crudele metodo sia ancora utilizzato. Invece nella Spagna profonda vengono tuttora trovati molti cadaveri di galgo impiccati. In molti rifugi si trovano galgo salvati in extremis mentre lottavano per la vita appesi a un ramo e che portano al collo i segni profondi della corda nella carne. Il “pianista” non è l’unico metodo crudele che hanno i Galgueros per disfarsi dei loro scarti.
Gettare i galgo nei pozzi è una pratica molto diffusa.
A volte il cane viene incastrato nella scala interna al pozzo con un peso legato al collo che lo tira verso il basso, come Tito, galgo salvato da una squadra della Fundacion Benjamin Mehnert. In queste condizioni, l’animale lotta anche per giorni in preda al panico e all’angoscia, prima di cadere nell’acqua e affogare, se non è già morto prima. A volte, il fondo di un solo pozzo cela gli scheletri di decine di galgo, sepolti per sempre nel profondo delle acque. Un altro modo di liberarsi dei galgo inutili è condurli in un luogo lontano e isolato e spezzar loro le gambe davanti, una morte lenta e dolorosa. Un galguero può anche decidere di abbandonare un galgo nel bel mezzo di un’autostrada o di bruciarlo cospargendolo di acido.
Altri preferiscono portare i cani nella discarica e ucciderli a badilate in testa, oppure li puniscono, per non essere stati bravi cacciatori, lasciandoli morire lentamente di fame e di sete. Magari infilando loro degli stecchi in bocca in modo che questa resti spalancata. Altri galgueros regalano i galgo scartati alle università di veterinaria come donatori. In questo caso, vengono uccisi dissanguandoli fino alla morte e il corpo viene poi utilizzato per essere dissezionato nelle classi di anatomia. Sono tristemente numerosi i metodi di eliminazione suggeriti dalla fantasia perversa e spietata dei galgueros.