Oggi torneremo a parlare di razze: i fascinosi e veloci levrieri. Lo faremo con la Dottoressa Alessandra Giannoccaro, medico veterinario ed educatore cinofilo, che da tempo convive con loro.
Grazie mille Dottoressa per aver accettato l’intervista. Cosa sappiamo circa l’origine di questi velocisti?
“I Greyhounds e i Galgo sono due esponenti di un gruppo di cani più vasto, quello dei levrieri.
Si tratta di cani molto antichi, le cui prime raffigurazioni, ritrovate in Anatolia Centrale (sud-est della Turchia, per intenderci), risalgono al sesto millennio avanti Cristo.
Con la civiltà egizia i levrieri acquistarono un altissimo valore simbolico e religioso, come evidenziano le raffigurazioni nelle tombe dei faraoni; ed è proprio dal leggendario cane dei faraoni, il tesem, ossia la razza canina più antica che ci sia concesso di riconoscere (parliamo del 3600 a.C.) che deriverebbero tutte le razze levriere conosciute.
Per quanto concerne in particolare il greyhound, si ritiene che gli egizi abbiano fatto dono di alcuni dei loro preziosi tesem ad Alessandro Magno che ne avrebbe a sua volta favorito la diffusione nell’antica Grecia con la nascita di una nuova razza: il levriero ellenico. Questo, in tempi più recenti, avrebbe raggiunto le isole britanniche per opera dei fenici. Molti studiosi ritengono a tale proposito che il nome “greyhound” sia nient’altro che una distorsione del termine “greek-hound”.
Per quanto concerne il Galgo, malgrado la apparente notevole somiglianza, si riconosce un percorso completamente diverso e geograficamente inverso: dalla mezza-luna fertile all’Africa settentrionale e di qui direttamente alla penisola iberica.
Si fa presto quindi a dire levriero; ma quali sono le analogie e differenze tra le due razze?
“Le due razze si somigliano molto, ma ad un occhio attento mostrano differenze sostanziali.
Sono entrambi cani selezionati per cacciare prede veloci in campo aperto; lo scheletro è leggero ma solido, il torace profondo e il ventre retratto.
Il grey però è uno scattista, dalla muscolatura imponente, la velocità impressionante (si è misurata una velocità sul rettifilo di oltre 70km/h); i piedi, non adatti a terreni dissestati e rurali, hanno dita affusolate con unghie lunghe e robuste per aumentare la presa con il suolo e favorire la propulsione. Le orecchie sono piccole e portate indietro, mentre la coda è lunga, diritta e usata come bilanciere.
Il galgo ha una velocità inferiore ma una maggiore resistenza, con muscolatura più asciutta e piedi più compatti per muoversi agevolmente su ogni tipo di terreno; le orecchie sono più grandi e carnose e la coda ricurva in punta, tipo punto interrogativo.
Probabilmente la differenza più evidente tra le due razze sta nella corporatura in generale: semplificando un po’, pensiamo al fisico di due immensi campioni quali Bolt e Mennea: muscoloso e velocissimo il primo, magrolino ma instancabile il secondo”.
Quali sono le caratteristiche di razza di questi splendidi atleti?
“Avrei talmente tante cose da dire… Riassumendo al massimo le questioni che vorrei evidenziare sono due: la prima è che si tratta di cani dalla sensibilità spiccatissima; le maniere forti sortiscono il solo effetto di impietrirli e indurli a chiudersi in una sorta di muta, incoercibile ostinazione, il che richiede un approccio coerente ma mai aggressivo, empatico e in nessun caso frettoloso. La seconda è che non ci si deve aspettare da un levriero che muoia dalla voglia di compiacerci e “obbedirci”: sono cani fieri e indipendenti, molto devoti ma mai servili. Tutti motivi che inducono gli adepti di un certo stampo di cinofilia e gli appassionati di un certo tipo di discipline cinofile a ritenere i levrieri cani “ottusi” e poco affidabili”.
Cosa consiglierebbe spassionatamente ad un umano che fa richiesta di adozione per un levriero?
“L’errore più comune in cui incappa chi decide di prendere per compagno di vita un levriero, ed in particolare un rescue (ossia un cane adulto con un passato di gare o attività venatoria), è pensare di poter “domare” la loro incredibile spinta predatoria! Deve sapere che ogni giorno dovrà fare i conti con questo aspetto della loro personalità.
Ovviamente sto facendo un discorso di carattere generale e che non tiene conto delle singole individualità, ma di fatto bisogna sapere che sono cani che non possono e non devono essere liberati con leggerezza: la forte autonomia e la predatorietà atavica talora, l’eco di un passato oscuro di maltrattamenti davvero inenarrabili talaltra, possono indurli ad allontanarsi dal proprietario sordi ad ogni richiamo e, in un mondo che non è più a misura d’uomo e tantomeno di cane, spesso a mettersi nei guai.
Il gioco in corsa con i cani di piccola taglia va sempre monitorato con attenzione, potendo con facilità sfociare in una dinamica predatoria vera e propria con conseguenze facilmente immaginabili.
Infine non scegliamo un greyhound rescue se abbiamo in casa piccoli roditori: nei paesi di origine il loro allenamento viene condotto con l’ausilio di prede vive e tale convivenza risulterà pertanto inattuabile nel 99% dei casi”.
Grazie mille alla dottoressa Giannoccaro per averci aiutato a chiarire alcuni luoghi comuni circa questa razza.
Coloro che dovessero decidere di adottare un greyhound o un galgo a “fine carriera”; dovranno scegliere consapevolmente ed essere pronti ad accoglierli silenziosamente, lasciando loro il tempo di potersi esprimere.
Li ho visti correre senza corde, sereni, curiosi senza coercizioni o allenamenti massacranti: uno spettacolo da togliere il fiato. Libertà.
di Luigi Sacchettino
tratto da l’interessante – 5 gennaio 2017