Testimonianze

Quattro Galgos spagnoli - Helios, Tormenta, Miel e Lluvia
Un nuovo anno... insieme - SOS Levrieri
Una corsa, poi la gabbia. Una nuova corsa ed ancora quella gabbia. Così per sempre, o meglio, per quel “per sempre” deciso dal padrone e dettato dalle condizioni, il più delle volte fisiche, dell’animale. In Spagna ed in Irlanda la vita del levriero è un vero e proprio incubo, fatto dall’avvicendarsi irrefrenabile di maltrattamenti, addestramenti estenuanti ed ancora da abbandoni e morti. Fin da cuccioli, i levrieri, vengono celermente avvicinati al cruento mondo della corsa, maggiormente praticata in Irlanda attraverso l’uso dei Greyhound, ed a quello della caccia, da tempo radicato nella cultura spagnola e che si manifesta in seguito all’abuso dei Galgo, venendo così a conoscenza delle crudeli pratiche di selezione. Sia nell’addestramento specifico dell’una o dell’altra sfera di sfruttamento, è compito degli allevatori preoccuparsi di scartare i membri più deboli: quei cani che non corrono sufficientemente veloce, che si infortunano o che non reggono psicologicamente alla pressione delle gare subiscono, di conseguenza, l’abbandono o la morte. In particolare, quest’ultima può essere recata tramite l’impiccagione e la decapitazione. Altri vengono impalati, gettati vivi nei pozzi o, nel migliore dei casi, trovano la morte in seguito ad un trauma balistico. La vita di questi cani, oltre ad essere enormemente travagliata è anche davvero molto breve. Passati i tre o quattro anni, infatti, la competitività anche degli elementi più forti e con una maggiore predisposizione genetica va scemando e la carriera del levriero subisce un rapido ed irrimediabile declino che termina, il più delle volte, con la “messa a dormire” dell’animale. Nell’ottica di un quadro simile, potrebbe risultare istintivo stabilire con fermezza e sicurezza assoluta che tanto in Spagna quanto in Irlanda i levrieri siano, a tutti gli effetti, “animali da reddito”. Ma da un punto di vista legislativo in questi paesi non è così e, di fatto, la legge non descrive questi animali come tali. In questo senso, la suddetta concezione di “animali da reddito” sfruttati meramente per scopi di lucro ha veridicità unicamente in ambito culturale. Va però fatta menzione del fatto che, al fine di contrastare l’abbandono e l’uccisione dei levrieri e con l’aspirazione di influenzare le basi culturali, fondamento dei già discussi fenomeni dellarte” venatoria e delle gare a scopo di lucro, sono sorte, con il tempo, numerose associazioni, dette charity, su scala mondiale. Per quanto concerne il nostro paese, sono molte le associazioni che in Italia, ogni anno, perorano la causa di questi animali e cercano, in tutti i modi, di salvarli promuovendo, fortemente, la loro adozione. A tal proposito, una delle associazioni che senza dubbio ha concretizzato risultati eccezionali è Sos Levrieri, sorta dall’unione di un gruppo di persone accomunate dai medesimi principi etici. Congiuntamente a Sos Levrieri, la comunità di San Patrignano “corre” in soccorso dei levrieri di “fine carriera” collaborando sia come centro di supporto sia come promotore per eventuali e sperate adozioni. Tale processo avviene attraverso il canile di San Patrignano, Sanpadogs, uno dei settori all’interno della comunità e che quotidianamente supporta quel percorso per la vita reso possibile dal sostegno reciproco tra uomo e animale. “Quando sono entrato a San Patrignano, mi assegnarono al settore canile. Tutto pensavo tranne che di riuscire a prendermi cura di un animale. Non avevo per niente pazienza, venivo da un passato di droga che mi aveva azzerato l’empatia con gli altri e represso le emozioni”. Marco è uno dei ragazzi del centro cinofilo della Comunità. Tutti i giorni, assieme alle altre persone del suo settore, si prende cura dei settanta cani presenti e da circa due anni ha iniziato ad occuparsi della rieducazione dei levrieri in previsione della loro adozione. “Alcuni di questi cani arrivano da noi talmente terrorizzati che ci vuole tanto tempo e tanta pazienza anche solo per riuscire a fare loro una carezza. Stare a contatto con i cani, e con i levrieri in particolare, mi ha aiutato tanto nel mio percorso a Sanpa. Nelle giornate buone e in quelle in cui mi sentivo proprio giù. Sì, perché loro ti cercano, ti fanno le feste, vogliono la tua attenzione, e ti regalano un amore incredibile. A volte, soprattutto all’inizio, mi veniva spontaneo allontanarli, per starmene da solo. Ma loro erano lì, vicino a me. Pian piano ho preso consapevolezza dell’importanza che aveva averli accanto ogni giorno. Mi hanno aiutato tanto anche nel rapporto con le persone. ”. Marco ha acquisito sicurezza nelle relazioni e capacità professionali. L’esperienza al canile di San Patrignano e l’opportunità di lavorare per la rieducazione dei levrieri lo hanno appassionato. “Ho fatto un corso per operatore ed educatore cinofilo e a breve potrò specializzarmi anche nella pet therapy, grazie ad un nuovo corso che partirà a breve. Spero di realizzarmi in questo campo, ma se questo non dovesse diventare il lavoro della mia vita, sicuramente rimarrà un’esperienza che continuerò a portare avanti e che mi resterà nel cuore”. Soprattutto l’essersi preso cura dei levrieri. “Già, me ne sono innamorato, mi continuano a trasmettere tantissimo. Sono così indifesi, fragili. E’ fantastico quando metti da parte la paura e inizi a investirci anche in emozioni e sentimenti. Ed è bellissimo lasciarli andare perché hanno trovato qualcuno pronto ad adottarli. E’ una grandissima soddisfazione. Quando succede mi sento una persona diversa, ricca, realizzata. “Un cane - conclude Marco - ha bisogno di mille attenzioni, anche più di quelle che rivolgiamo alle persone. E’ un essere fragile che non ha il dono della parola, per cui dobbiamo essere sempre attenti e bravi a calarci nei loro panni in modo da soddisfare ogni loro necessità. E’ un impegno, ma nello stesso tempo una grande soddisfazione: è una prova di empatia e altruismo, ma anche uno dei rapporti più profondi che puoi trovare”. Sono otto gli ultimi levrieri arrivati a San Patrignano e questa volta ad accoglierli c’erano anche le ragazze del nuovo settore della Comunità: il canile femminile. Si prenderanno cura anche di loro, come di tutti gli altri cani presenti a Sanpa, assieme ai loro coetanei. “Le ragazze stanno ricevendo una formazione accurata al fine di poter svolgere tutte le mansioni e acquisire competenze”, racconta Eugenia Marelli, responsabile del settore assieme a Gianni Fornari. Tante di loro hanno la passione per gli animali, quindi hanno accolto con entusiasmo l’opportunità di fare questo percorso, dedicandosi ai cani per imparare a interagire con loro, a comprenderne esigenze e difficoltà”. Una conoscenza e aiuto reciproco tra persona e animale. “Al canile trovo quella pace e serenità che in pochi posti riesco a trovare”, spiega Ana, una delle ragazze del settore”. Le persone mi hanno fatto male tante volte, ma un cane mai. E l’energia che gli animali riescono a trasmettere è unica. Grazie ai cani spariscono tutte le paure e i pensieri negativi. Ci si ritrova in mezzo ad anime pure e musi morbidi e ci si lascia assorbire da tutta la loro meravigliosa semplicità”. Tratto dall'articolo del Sanpanews- Sanpatrignano