Negli ultimi anni ne abbiamo sentite tante sui vaccini umani: funzionano, non funzionano, fanno bene, fanno male. Ci siamo interessati di più sull’argomento, letto e studiato, preso opinioni.
Ma sui vaccini che somministriamo ogni anno ai nostri cari Levrieri ci siamo mai posti le stesse domande? O meglio ancora, le abbiamo poste al nostro veterinario di fiducia?
Sappiamo di certo che le malattie infettive del cane vengono tenute sotto controllo dai vaccini, avendo estrema fiducia del fatto che siano sicuri, ma senza forse interrogarci se siano veramente tutti necessari.
Vaccinare un cane infatti vuol dire somministrargli una soluzione antigenica con l’obiettivo di indurre protezione nei confronti di una determinata malattia infettiva, pertanto si stimola il sistema immunitario a reagire di fronte alla minaccia di infezione.
Ma se alcuni vaccini sono necessari, non sempre sono innocui.
Il veterinario ha questo compito: decidere basandosi su delle linee guida ma contestualmente valutando il soggetto che ha davanti e di conseguenza considerandone i rischi ed i benefici.
Il gruppo di studio (Vaccination Guidelines Group ovvero VGG) della WSAVA (World Small Animal Veterinary Association) ha stilato le linee guida per la vaccinazione del cane e del gatto che fossero applicabili a livello mondiale ed ha classificato i vaccini in 3 diverse categorie:
- core (necessari): quelli che tutti i cani dovrebbero fare indipendentemente dalle circostanze o dalla localizzazione geografica. I vaccini core proteggono gli animali da malattie gravi e potenzialmente fatali che hanno una distribuzione dei casi a livello mondiale;
- non core (opzionali): quelli richiesti solo per gli animali che, per localizzazione o ambiente o stile di vita, sono a rischio di contrarre determinate infezioni e che dunque hanno un’applicazione geograficamente ristretta;
- non raccomandati: quando vi è un’insufficiente evidenza scientifica che ne giustifichi l’uso.
Come vedete, il veterinario per decidere se somministrare o meno un vaccino, non potrebbe mai basarsi esclusivamente a queste linee guida, perché non possiamo ad esempio paragonare i cani residenti in Italia con quelli residenti in Cina. Ma già all’interno della stessa Italia: le risorse economiche di un rifugio in sud Italia non permetterebbero tutte le vaccinazioni che forse un rifugio al nord metterebbe in atto.
Pertanto le linee guida non sono una legge: sono delle indicazioni scientificamente fondate, che il vostro veterinario può decidere di seguire o meno!
Bisogna dunque avere piena fiducia in lui: se i core devono essere fatti, per i non core fidiamoci della sua valutazione.
Ma un adottante informato è sempre più felice, dunque ogni volta che vi viene proposto un richiamo vaccinale, chiedetegli informazioni in merito e se è restio a spiegarvi le motivazioni delle sue scelte, o non chiarisce i vostri dubbi, forse allora è il caso di guardare altrove.
Intanto qui cercherò di dare un’anticipazione sull’argomento, ricordando che io non sono un veterinario, ma semplicemente una persona a cui piace interessarsi di tutto quello che riguarda i propri cani (e spesso anche quelli degli altri).
I vaccini core per il cane sono quelli che proteggono contro il virus del cimurro, l’adenovirus canino e le varianti del parvovirus canino di tipo 2 (Canine Parvovirus 2, CPV-2).
Cimurro: potenzialmente mortale, si manifesta con febbre, vomito, tosse, diarrea, lesioni cutanee e problemi neurologici. I soggetti più colpiti sono soprattutto i soggetti giovani. Il contagio avviene in modo diretto attraverso le vie respiratorie, venendo a contatto con particelle di saliva o con il contatto con il naso dell’animale infetto.
Infezioni da CAV-1 e CAV-2 (epatite infettiva del cane): sono due tipi di Adenovirus che provocano, rispettivamente, l’epatite infettiva del cane e la tosse dei canili.
- L’epatite infettiva colpisce in modo molto grave il cucciolo sotto i 12 mesi, è molto contagiosa, e presenta un ventaglio vasto di sintomi (inizia un processo infiammatorio di occhi, fegato e reni) che se non curati possono portare alla morte del cane. Il contagio avviene per contatto diretto con contaminazione orale attraverso la saliva, feci o urine. Pensate che un cane che guarisce, può comunque essere portatore di questo virus anche nei mesi successivi.
- La tosse dei canili, chiamata così perché spesso è causata, oltre che dal virus in sé, al sovraffollamento e dalle scarse condizioni igienico-sanitarie. Ha la forma di una bronchite, che però se non curata può trasformarsi in una polmonite.
Parvovirosi: ha un processo molto rapido e spesso letale. Ha anche un livello di contagiosità molto elevato. I sintomi principali sono vomito e diarrea con sangue; gastroenterite emorragica. Nei cani colpiti dalle forme più gravi, ci possono essere febbre, shock settico e morte nel giro di pochi giorni.
I cuccioli che nascono da madri non vaccinate e si infettano prima delle 8 settimane di vita, possono sviluppare una miocardite che può portare alla morte.
I vaccini core hanno una protezione molto lunga che dura più anni, se l’immunizzazione primaria è stata fatta nel modo corretto. Ecco perché sarebbe consigliabile un richiamo ogni tre anni.
Tra i non core rientrano ad esempio quelli per la prainfulenza canina, la bordetella, l’influenza canina, l’herpesvirus, la leptospirosi.
I non core hanno una durata di copertura di circa 12 mesi, quindi il richiamo dovrebbe essere annuale.
Questi vaccini sono raccomandati e valutati dal veterinario in base all’ambiente e lo stile di vita del cane, l’età, il suo stato di salute. Pertanto il rischio del vaccino è commisurato al rischio di infettarsi.
Il veterinario valuterà diversi fattori che gli faranno determinare:
- il rischio di reazioni avverse al vaccino
- il rischio di infettarsi
- il rischio di malattia a seguito infezione
- se il vaccino può peggiorare il suo stato di salute già con altri problemi clinici
- se la malattia può peggiorare il suo stato di salute già con altri problemi clinici
- se l’area dove vive richiede la vaccinazione
- se la comunità in cui vive richiede la vaccinazione (ad esempio la presenza di altri cani in casa)
- ecc. ecc.
Ad esempio un cane anziano che ormai non fa molte uscite di casa è difficile che entri a contatto con la leptospira; se invece si decide di portare il proprio cane in una pensione, quindi a contatto con molti altri cani, saranno necessarie protezioni aggiuntive.
Leptospirosi
Io ad esempio tra i non core, ho sempre fatto somministrare ai miei Levrieri la leptospirosi, in quanto il più comune veicolo di contagio di questa patologia è l’urina dei topi (ma anche quella dei cani già infetti). Spesso, bevendo acqua contaminata o semplicemente mangiando erba contaminata. È un’infezione potenzialmente mortale, e visto che i topi nelle nostre città sono molto diffusi, prevenire è la parola d’ordine!
Ci sono anche dei vaccini “circostanziali”, ovvero utili (se non indispensabili) solo in determinate situazioni/aree geografiche: come l’antirabbica e la Leishmaniosi.
Antirabbica
L’antirabbica in Italia non è obbligatoria, ma la diventa per effettuare viaggi all’estero. Questo perché in Italia la malattia non esiste più, ma in zone dell’Unione Europea (soprattutto nell’est) rappresenta ancora una patologia infettiva molto pericolosa anche per l’uomo. La vaccinazione deve essere effettuata almeno 4 settimane prima del viaggio.
Leishmaniosi
Quello contro la Leishmaniosi è un vaccino usato solo in determinate aree geografiche perché la sua diffusione è nella zona del Mediterraneo. Adottanti di Galgo sono esperti, un po’ meno quelli di Greyhound e Borzoi. La malattia è trasmessa da un parassita attraverso le punture del flebotomo (pappatacio). La vaccinazione non offre però una protezione assoluta; è una misura aggiuntiva all’utilizzo dei tradizionali mezzi repellenti (come spray, collari e spot-on). I sintomi dell’infezione sono la febbre, perdita di pelo e di peso, infiammazioni cutanee. È un vaccino giovane, commercializzato dal 2012, ed essendo un vaccino “di nicchia” a livello mondiale (il Mediterraneo non è così enorme) ha ottenuto dei controlli più “leggeri” permanendo attualmente ancora dei dubbi sulla sua efficacia. La WSAVA infatti sembra che non si pronunci, sottolineando come le evidenze scientifiche non siano così consolidate.
Tra i vaccini non raccomandati invece c’è il coronavirus (e qui in molti sorrideranno) in quanto provoca una leggera malattia virale (spesso solo nei cuccioli) per cui in molti ritengono che la vaccinazione non sia consigliata per i cani adulti.
Filaria
I più attenti si saranno accorti che non ho ancora nominato l’antifilaria. Infatti non è di per sé una vaccinazione ma più che altro una terapia, ovvero un trattamento contro le forme larvali della filaria, per evitare che diventino adulte e provochino l’insorgere della malattia. La trasmissione del parassita avviene tramite la zanzara, che ha punto in precedenza un cane infetto, ed è possibile nei mesi dell’anno ove presenti le zanzare (da aprile a novembre). Visto che però queste maledette sono presenti ormai tutto l’anno alcuni veterinari consigliano una terapia preventiva annuale, soprattutto nelle zone con maggior rischio (quasi ovunque). Il trattamento preventivo della filaria nel cane può cominciare già nei cuccioli che abbiano un’età di 6-8 settimane.
Al contrario di tutti gli altri cani, per cui come precedentemente suggerito è previsto un trattamento annuale, per i Levrieri la terapia consigliata dagli specialisti è a cadenza mensile sottoforma di pastiglia (es. Cardoteck o Interceptor) naturalmente concordata con il vostro veterinario: quindi pastiglia mensile e non iniezione annuale.
I nostri pelosi arrivano già adulti ed in pochi hanno la fortuna (ma anche la forza ed il coraggio) di adottare un cucciolo, perciò scriverò due righe veloci sulle vaccinazioni dei piccoletti.
I cuccioli nelle prime settimane di vita sono protetti dagli anticorpi di derivazione materna, che vengono assunti con il colostro, che però vanno a scemare tra le 8-12 settimane di vita. A 6-8 settimane bisognerebbe dunque iniziare con i vaccini core, con una frequenza di richiami variabile in base ai protocolli.
Una prima vaccinazione è prevista a 6-8 settimane d’età contro Cimurro e Parvovirus; dopo 21 giorni (11-12esima settimana di vita), una seconda vaccinazione contro Cimurro, Parvovirus e Adenovirus; dopo altre 3 settimane (13-14esima settimana di vita del cane), un ulteriore richiamo contro Cimurro, Parvovirus e Adenovirus.
In cuccioli di età superiore alle 12 settimane ed in cani adulti di cui non si conosce la storia vaccinale, si eseguono due vaccinazioni contro Cimurro, Parvovirus e Adenovirus a distanza di 21 giorni, con, infine, un richiamo all’anno.
Quando adottiamo un cucciolo o un cane di cui non ne conosciamo lo stato di immunizzazione, oppure quando il nostro cane è anziano e vorremmo evitare di somministrare vaccini più del necessario, potremmo valutare di fargli fare un test di titolazione anticorpale, ovvero un semplice (e nemmeno costoso) test con prelievo di sangue, per capire se necessita o meno del vaccino, per evitare una over-somministrazione ed eventuali rischi inutili. Infatti se non ci sono anticorpi sarà richiesto un richiamo, ma se sono presenti sarebbe da valutare la corretta frequenza di vaccinazione, e nel caso ridurle, evitando così di sovraccaricare il sistema immunitario del cane.
L’importanza del libretto sanitario del nostro cane: il veterinario vi annota e firma tutte le vaccinazioni fatte (con data e tipo di vaccino somministrato) e vi ricorda le date dei richiami da effettuare. Il libretto è importante perché è di fatto il registro della storia vaccinale dell’animale e deve sempre viaggiare assieme a lui, e voi segnate sul calendario queste scadenze.
Concludo scrivendo queste raccomandazioni, che potranno essere motivo di confronto con il vostro veterinario al prossimo incontro.
Troppo spesso i cani vengono portati dal veterinario esclusivamente per il richiamo vaccinale ritenendo che quello sia l’unico motivo per andarci.
Mi viene anche spesso detto dagli adottanti che la visita è così rapida che non si ha nemmeno il tempo di scambiare due parole sulla salute del proprio cane, senza nemmeno sapere da cosa li state proteggendo in quella seduta.
Addirittura mi è capitato di conoscere proprietari che non volendo vaccinare i loro cani, non li hanno portati per anni nemmeno per un controllo base o per avere un parere.
Ci tengo davvero a raccomandarvi di cogliere l’occasione della visita annuale, non solo per far somministrare i vaccini, ma anche per fargli fare un esame fisico di base fondamentale, che se non viene fatto è vostro dovere richiedere (rilevazione della temperatura corporea, auscultazione cardiaca, palpazione, controllo delle orecchie e dei denti).
Ma non solo: è importante discutere con lui anche di tutti gli altri aspetti di vita del vostro cane come la nutrizione, il comportamento, il suo stile di vita, se percepiamo dei cambiamenti nell’atteggiamento, nella routine, prevenzione dai parassiti, ecc.
L’età del vostro cane, così come la salute, lo stile di vita (pensiamo a quelli che fanno molta attività motoria come i miei che vanno spesso in alta quota), le eventuali patologie in corso, le diverse esigenze, devono essere tutti punti di partenza per permettere al veterinario di conoscere il vostro cane anche al di fuori dell’ambulatorio, di avere un suo quadro completo, per permettergli di consigliarci al meglio.
Prendiamoci cura di loro, vorremmo vivessero con noi il più a lungo possibile, allora facciamo in modo che lo facciano in salute, e quando si ammalano o stanno male, hanno solo noi, contano solo su di noi.
Non tradiamoli, non abbandoniamoli, ma capiamoli.